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Progetto “Benessere detenuti”
Progetto “Benessere detenuti”
Promozione della Salute in carcere a Modena
Consentire ai detenuti che soffrono di patologie la possibilità di fare attività fisica in carcere migliorando così il loro stato di salute e prevenire situazioni critiche intercettando per tempo il disagio. È il progetto ‘Benessere detenuti’ che coinvolge la Casa circondariale di Modena e la Casa di reclusione di Castelfranco Emilia con la collaborazione dell’Azienda USL di Modena – nello specifico i tecnici dell’attività motoria preventiva ed adattata della Medicina dello Sport – il Distretto sanitario di Modena diretto da Andrea Spanò e il programma di Medicina penitenziaria.
Si tratta di un progetto unico nel suo genere in Emilia-Romagna (particolarmente innovativo anche a livello nazionale) e rientra nelle azioni di promozione della salute in carcere che vedono figure professionali inserite nell’equipe di Medicina penitenziaria con lo specifico obiettivo di promuovere salute, in un contesto come quello del carcere dove le persone sono più vulnerabili.
Le prime attività sono iniziate nel 2021 dall’esigenza di consentire anche ai detenuti con patologie croniche di poter praticare attività fisica durante la detenzione al pari di altre persone che praticano sport in carcere grazie a varie associazioni.
Già da tempo la Medicina dello Sport offre un percorso di attività motoria adattata per le persone con patologie croniche in base ad uno specifico protocollo regionale e lo stesso tipo di percorso è stato proposto nella Casa circondariale di Modena e nella Casa di reclusione di Castelfranco Emilia.
“L’obiettivo è quello di migliorare l’andamento di alcune patologie croniche che in carcere tendono ad aggravarsi come il diabete, le cardiopatie, problemi muscolo-scheletrici, l’obesità – spiega Vittorio Laviola responsabile del Programma di Medicina penitenziaria dell’Azienda USL di Modena – i detenuti hanno trovato utile il servizio e, a distanza di oltre un anno, vediamo già i risultati: riduzione di peso, migliore controllo del dolore, gestione della glicemia e, soprattutto, riduzione dell’abuso di farmaci che in carcere vengono spesso utilizzati in modo improprio. Nel complesso, buoni risultati sia in termini di benessere soggettivo sia di decorso clinico”.
Sono oltre un centinaio, tra le due strutture di detenzione, i detenuti coinvolti fino ad oggi nel progetto che viene attuato dal dottor Vincenzo Acchiappati, chinesiologo tecnico dell’attività motoria preventiva ed adattata del Dipartimento di Cure Primarie dell’Azienda USL di Modena che è entrato a far parte dell’equipe di Medicina penitenziaria.
“Le attività si svolgono in uno spazio dedicato per una seduta a settimana – spiega Acchiappati – iniziamo con il riscaldamento e poi proseguiamo con esercizi di rinforzo muscolare con piccoli attrezzi, attività aerobica, con tapis roulant e cyclette, esercizi per l’equilibrio e defaticamento. I detenuti partecipano volentieri e, rispetto alle condizioni motorie iniziali, vediamo un miglioramento nei parametri misurati”.
I partecipanti sono per lo più uomini, hanno un’età prevalente da 40 a 60 anni e soffrono soprattutto di patologie metaboliche, seguite da problemi muscoloscheletrici e cardiovascolari. Durante il percorso viene assicurata una continua collaborazione con gli specialisti che operano all’interno della struttura (internista, fisiatra, ortopedico). Le persone che non presentano patologie croniche, e non rientrano nei parametri di inclusione del progetto, hanno comunque la possibilità di ricevere una consulenza motoria su segnalazione degli altri componenti del team multidisciplinare della Medicina penitenziaria (psicologi, medici, promotori della salute).
“In Emilia-Romagna la Medicina penitenziaria, ormai da molti anni, rientra come una parte effettiva della medicina del territorio e come tale comprende azioni di promozione della salute che sono ancora più importanti in un ambiente quale il carcere, dove le persone sono più vulnerabili” dichiara Andrea Spanò Direttore del Distretto sanitario di Modena. “Siamo orgogliosi di essere stati i primi in regione a realizzare un percorso di attività motoria adattata in carcere, progetto che dimostra il grande impegno della nostra Azienda per la tutela della salute di una fascia di popolazione particolarmente vulnerabile”.
“L’attività motoria è una pratica importante per tutti ed è fondamentale che sia parte di uno stile di vita sano, il regime di detenzione condiziona psicologicamente chi vi è sottoposto e induce molti ad uno stile di vita sedentario ed al ricorso a farmaci spesso non strettamente necessari – spiega Gustavo Savino direttore della Medicina dello Sport – Un programma di attività motoria dedicato ai detenuti affetti da patologie croniche stabilizzate può aiutare chiunque vi si dedichi a migliorare la qualità di vita e la gestione della propria condizione patologica ma anche a sostenere il tono dell’umore favorendo un ridotto ricorso ai farmaci”